mercoledì 6 marzo 2013

Anna Karenina









Per filo e per segno:    RECENSIONE


                                               ANNA KARENINA





Per parlare di questo film bisogna iniziare dalla scenografia  ( Sara Greenwood) davvero incredibile : un palcoscenico verticalizzato a più piani dove la gente vive e si cristallizza in attimi sospesi nel tempo e nello spazio, dove si danza, si assiste alle corse, e si passa dai balletti orgiastici alla visione quasi impressionista di campi di grano…



Merito tutto del regista Joe Wright, che ha curato anche la sceneggiatura insieme a Tom Stoppard, creando l’effetto estetico di un enorme spettacolo teatrale o di una lanterna magica, che trasporta dai saloni illuminati alle lerce soffitte, tra le quinte che si aprono e si chiudono.
Scene cromatiche, simili a quadri in movimento, ricche di eleganza grazie a silenzi, sguardi e gesti  raffinati.



E così il romanzo d’amore tra Anna Karenina e  Aleksej Vronskij , già portato sullo schermo da attrici sublimi quali Greta Garbo e Vivien Leigh, assume tonalità particolari….anche se il regista ha rispettato totalmente i dialoghi e i costumi, ma sempre con una cifra stilistica originale.
La storia si svolge con un movimento circolare…il treno….. questo treno che ansimando e sbuffando fa da sfondo e passa e ripassa continuamente, quasi a prendere in mano l’esistenza stessa di Anna.




E poi la gestualità…il valzer di Anna e Vronskij è di una sensualità ardita…eppure si basa tutto solo  sui movimenti delle mani e delle braccia che si allacciano e si avvinghiano, si sciolgono e si riprendono: una invenzione di grande intensità.
Così è per la corsa dei cavalli , sul palcoscenico, tutta ritmata dal rumore del ventaglio di Anna che si apre e si chiude in contrappunto all’ansimare dei corridori e alla caduta della candida Froufrou.
E adesso, tralasciando ogni accenno alla trama anche troppo conosciuta, è il caso di evidenziare gli interpreti.



Keira Knightley ( già vista in Orgoglio e pregiudizio) , a parte qualche smorfia e leziosaggine di troppo, ha reso una Anna innamorata e dolorosa, combattuta e vinta nella lotta tra la passione e l’abbandono delle regole, peccato che  la buona società non perdona.
Splendidi gli abiti da sera rosso cupo o neri ( di Jacqueline Durran, premio Oscar)…che drammatizzano i  colori naturali della Knightley…mentre gli abiti bianchi riportano a una innocenza perduta, ma sempre rimpianta.




Le vere sorprese sono da un’altra parte: per primo Jude Law quasi irriconoscibile che costruisce un Karenin perfetto, personaggio integro e anche stranamente romantico, burocrate fin nell’intimo, ma  pronto a dimenticare se stesso per reinserire la moglie nel suo mondo di moralità e rigore…bravissimo.
 E poi nel film  è dato finalmente il giusto spazio all’amore tra Kitty  e Kostantin, un amore dolcissimo e delicato, tutto sfumature e  generosità. 











Una storia d’amore in cui si adombra quasi perfettamente  quella di Lev Tolstoj, autore del romanzo, e di sua moglie Sophya.
Kitty ( la radiosa ed eterea Alicia Vikander) e Kostya ( il bravo Domhnall Gleeson)  dopo le prime incomprensioni, riescono, durante una amorosa partita a Scarabeo (che belli i cubi incisi e dipinti  e, anche qui, si ripete il gioco amoroso delle mani !) a dichiararsi il reciproco amore….e la positività della loro  storia si contrappone alla distruttività della passione  tra Anna e Vronskij . 







Così come il rapporto tra Stepan Oblonskij ( Matthew Mc Fadyen rende bene l’infedele e superficiale aristocratico , genuinamente attaccato alla sorella e alla sua famiglia) e la moglie Dolly (Kelly McDonald) riporta allo stereotipo della forma da salvare ad ogni costo….che però  diventa sostanza e ragione di vita per la stessa Dolly.



Per dovere si deve citare anche l’inespressivo Vronskij (Aaron Taylor Johnson) al quale si chiede solo di essere belloccio, con i boccoletti biondi e le divise zariste attillate,celesti e bianche, tutti i bravi bottoni d’oro al loro posto e il berretto sulle ventitrè, gli occhi umidi all’occasione…Questo è….non di più.
La colonna sonora dell’italiano Dario Marianelli poteva aspirare all’Oscar, ma pazienza!  il nostro cinema purtroppo è ancorato a filmetti da poco…e anche questo è…..!!!!     paola



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