sabato 16 marzo 2013

Poesia di D'Annunzio

Donatella mi chiede una pagina del blog per pubblicare una poesia del Vate,che lei ama particolarmente. Eccola qui:




CONSOLAZIONE


Non pianger più. Torna il diletto figlio
 a la tua casa. È stanco di mentire.
 Vieni; usciamo. Tempo è di rifiorire.
 Troppo sei bianca: il volto è quasi un giglio.

  Vieni; usciamo. Il giardino abbandonato
 serba ancóra per noi qualche sentiero.
 Ti dirò come sia dolce il mistero
 che vela certe cose del passato.
 
 Ancóra qualche rosa è ne' rosai,
 ancóra qualche timida erba odora.
 Ne l'abbandono il caro luogo ancóra
 sorriderà, se tu sorriderai.
 
 Ti dirò come sia dolce il sorriso
 di certe cose che l'oblìo afflisse.
 Che proveresti tu se fiorisse
 la terra sotto i piedi, all'improvviso?
 
 Tanto accadrà, ben che non sia d'aprile.
 Usciamo. Non coprirti il capo. È un lento
 sol di settembre; e ancor non vedo argento
 su 'l tuo capo, e la riga è ancor sottile.
 
 Perché ti neghi con lo sguardo stanco?
 La madre fa quel che il buon figlio vuole.
 Bisogna che tu prenda un po' di sole,
 un po' di sole su quel viso bianco.

  Bisogna che tu sia forte; bisogna
 che tu non pensi a le cattive cose...
 Se noi andiamo verso quelle rose,
 io parlo piano, l'anima tua sogna.
 
 Sogna, sogna, mia cara anima! Tutto,
 tutto sarà come al tempo lontano.
 Io metterò ne la tua pura mano
 tutto il mio cuore. Nulla è ancor distrutto.
 
 Sogna, sogna! Io vivrò de la tua vita.
 In una vita semplice e profonda
 io rivivrò. La lieve ostia che monda
 io la riceverò da le tue dita.
 
 Sogna, ché il tempo di sognare è giunto.
 Io parlo. Di': l'anima tua m'intende?
 Vedi? Ne l'aria fluttua e s'accende
quasi il fantasma d'un april defunto.

  Settembre (di': l'anima tua m'ascolta?)
 ha ne l'odore suo, nel suo pallore,
 non so, quasi l'odore ed il pallore
 di qualche primavera dissepolta.
 
 Sogniamo,  poi ch'è tempo di sognare.
 Sorridiamo. È la nostra primavera,
 questa. A casa, più tardi, verso sera,
 vo' riaprire il cembalo e sonare.
 
 Quanto ha dormito, il cembalo! Mancava,
 allora, qualche corda; qualche corda
 ancora manca. E l'ebano ricorda
 le lunghe dita ceree de l'ava.
 
 Mentre che fra le tende scolorate
 vagherà qualche odore delicato,
 (m'odi tu?) qualche cosa come un fiato
 debole di viole un po' passate,
 
 sonerò qualche vecchia aria di danza,
 assai vecchia, assai nobile, anche un poco
 triste; e il suono sarà velato, fioco,
 quasi venisse da quell'altra stanza.
 
 Poi per te sola io vo' comporre un canto
 che ti raccolga come in una cuna,
 sopra un antico metro, ma con una
 grazia che sia vaga e negletta alquanto.
 
 Tutto sarà come al tempo lontano.
 L'anima sarà semplice com'era;
 e a te verrà, quando vorrai, leggera
 come vien l'acqua al cavo de la mano.







1 commento:

  1. Grazie !!!!!!!!!
    Belle le immagini , specialmente la prima !
    Il titolo lo scrivo io Consolazione

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