mercoledì 5 marzo 2014

La forza di un immagine

A volte un'immagine può essere più efficace di mille parole.




The problem we all live with è il titolo di questo quadro, olio su tela, dipinto da Norman Rockwell nel 1964, che rappresenta una bambina di colore di sei anni che per la prima volta e del tutto legittimamente si appresta ad entrare in una scuola pubblica per soli bianchi, a New Orleans il 14 novembre 1960.
La piccola è scortata da 4 marshall che la proteggono dalla violenza di chi non può e non vuole accettare la fine della discriminazione razziale. La scritta dispregiativa sul muro, la sigla KKK, il pomodoro lanciato per la precisa intenzione di colpire, testimoniano l'ostilità che circonda la piccola Ruby.
L'artista ritrae la scena dal punto di vista della folla che osserva e inveisce. Il volto delle guardie è escluso dalla rappresentazione volutamente per dare maggior enfasi alla protagonista.
Norman Rockwell per molti anni aveva rappresentato sulle copertine del Saturday's Evening Post i tratti più salienti della società americana ed era per questo molto amato dai suoi lettori. Ma alla fine, non sopportando più la censura impostagli dalla direzione su alcuni temi scottanti, aveva lasciato il giornale per collaborare con il suo concorrente. Dopo l'esposizione di questo quadro furono in molti tra i suoi lettori a girargli le spalle, a testimonianza del fatto che la lotta alla discriminazione razziale aveva ancora molta strada da fare.

A distanza di mezzo secolo certamente si sono fatti molti passi avanti negli USA per risolvere il problema, ma in ogni società, in ogni nazione, ci sono purtroppo molte altre forme di discriminazione difficili da combattere.
Se solo ciascuno di noi riuscisse a pensare che, per caso, per destino o per volontà divina, avrebbe potuto nascere in un luogo diverso, o avere una famiglia diversa,e a considerare una opportunità e non un merito ciò che di buono la vita ci ha dato, forse sarebbe più facile accettare la diversità dell'altro senza considerarla una colpa da espiare.

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