mercoledì 30 aprile 2014

Gigolò per caso

           

GIGOLO’ PER CASO









Recensione

Ed eccoci all’ultima fatica di Woody Allen come interprete( posso dire subito che preferisco Allen attore che regista o commetto un reato di lesa maestà????).

La regia di questo piccolo film, che si potrebbe anche definire un gioiellino è di John Turturro e il titolo “Fading gigolò “ (Gigolò sfiorito) rende al meglio il senso di malinconia che ne pervade tutto il tessuto narrativo.

Un gioiellino perchè tutto sommato, ripensandoci, si scoprono una quantità di elementi piacevoli e inattesi, resi con nostalgia e raffinatezza.




La trama è già ampiamente raccontata nei vari trailers e dunque bastano pochi cenni…due amici da sempre, il fioraio, idraulico, muratore Fioravante (John Turturro) e il libraio ebreo sofisticato Murray ( Woody Allen ) vivono a New York e si trovano entrambi in gravi difficoltà finanziarie.

E cosa viene in mente al più anziano e più stravagante???? Usare il romantico, un po’ sfiorito, appunto, amico come gigolò per signore benestanti traendone un cospicuo guadagno…

Certo l’amalgama tra il sornione (e stupendamente doppiato dal nostro Leo Gullotta) Allen e il sempre stupefatto e comprensivo Turturro confeziona una pietanza saporita… se poi aggiungiamo che le clienti hanno i nomi della seducente Sharon Stone, 




della carnale Sofia Vergara 





e della spirituale e un po’ stralunata Vanessa Paradis




 viene da pensare che non è difficile per il mite fioraio darsi disponibile di fronte a tanto fascino e abbondanza…

Alla dottoressa Parker ( la Stone che usa e abusa delle sue chilometriche gambe accavallate ripetendo l’ormai scena cult di Basic Istinsct e costringendo lo spettatore a chiedersi se questa volta indossa la biancheria) abilmente il regista contrappone la candida Avigail, vedova di un rabbino rigorosamente chassidim, con la quale ci introduce nell’ambiente ebraico osservante.




Ambiente che incuriosisce, che vale la pena di approfondire magari per mezzo di qualche lettura..e le scene girate per le strade del quartiere ebraico a Brooklyn, con scorci di visi di anziani saggi sotto i grandi cappelli di pelliccia e la folte barbe, sorprendono lo spettatore.

Come, d’altra parte, colpisce la solitudine emotiva di ognuna delle tre donne, che pur partendo da situazioni completamente diverse, hanno lo stesso bisogno di amore e di passione. Al punto di pagare pur di averne qualche briciola.





La sola Avigail si salva da questo commercio di cui, nel suo candore intelligente, non comprende assolutamente il senso.

A questo risponde il cordiale cinismo del libraio che non esita ad usare ogni mezzo per convincere il suo amico, in verità ormai persuaso, a vendersi, con il nome di Virgilio …accettando per sè con evidente compiacimento l’epiteto di Bongo il pappone del quale si fregia senza troppi complessi.

Il tutto è completato dalla bella colonna sonora: frammenti di brani di jazz ( lo splendido sassofono di Gene Ammons), canzoni americane (Sway di Dean Martin), Luna rossa in versione milonga e La violetera con la voce di Dalida e alla fine ( chicca delle chicche) ” Tu sì ‘na cosa grande “di Domenico Modugno sussurrata in italiano, ma con perfetto stile francese, da Vanessa Paradis.

Mix nel quale si rivelano totalmente l’amore di Allen per il jazz anni ‘40 e la passione di Turturro per la musica delle sue origini pugliesi e siciliane.

Un film sofisticato, che alla fine lascia una sensazione di perplessità e una domanda: ma cosa ho visto? un capolavoro o una delicata commedia ben diretta e ben interpretata? Certamente entrambe le cose .

Se poi sommiamo a quanto detto la raffinata fotografia con i colori autunnali rossi e gialli dei viali di New York, la regia attenta e mai sopra le righe di Turturro, le battute veloci e ironiche, la interpretazione davvero magistrale di tutti,…forse abbiamo proprio visto un piccolo capolavoro.

Paola



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