venerdì 30 gennaio 2015

Il fiore di lino




Ignoravo che il fiore di lino potesse riempire i campi di azzurro come sapeva fare il fiordaliso quando ero bambina, eppure è così.

Lo sapeva bene Adalbert Stifter,uno scrittore austriaco dell'Ottocento,amante del paesaggio e della natura, che nel suo racconto "Abdia" del 1847 narra la storia di quest' uomo che dissoda un capo e lo semina a lino e quando il lino fiorisce coduce la figlia Ditta, che ha appena riacquistato la vista, ad ammirarlo. "Quando fiorì, Abdia condusse Ditta a vederlo e le disse che tutto il cielo che "squillava"sulle punte di quei fili diritti e verdi era suo. Ora Ditta si fermava spesso davanti al tappeto azzurro del campo e lo guardava e sulla via del ritorno coglieva un mazzo di fiori."





 Il fiore di lino  è protagonista di molte leggende che appartengono alla tradizione olandese.E' pur vero che il lino nelle cultura e nel folklore dei Paesi Bassi è il simbolo della nascita del paese,economicamente e storicamente legato all'industria tessile delle Fiandre.




Tra i racconti che Elliot Griffis ha raccolto in un libro intitolato "Dutch Fairy tales for young folks "ce ne sono un paio , The Princess with twenty petticoats e Prince Spin Head and Miss Snow White, in cui si svela il segreto del fiore di lino, che dopo aver formato un nuovo cielo in terra, sa trasformarsi in un morbido filato


Ed inaspettatamente ho scoperto che anche Hans Christian Andersen ha dedicato una fiaba a questo fiore, che trascrivo per chi, come me, non l'avesse mai letta:

 Il lino era fiorito: si era coperto di corolle celesti leggere come le ali di una farfalla. Il sole lo accarezzava: ogni tanto una pioggerella leggera lo rinfrescava, ma gli faceva bene, come fa bene il bagno ai bambini che, dopo, sembrano ancora più belli.
" Tutti coloro che passano dicono che è un piacere guardarmi" sussurrava "sono molto cresciuto, e un giorno diventerò una tela altrettanto bella. Come sono contento!" I pali dello steccato scricchiolavano in tono ammonitore:" Tu non sai che cosa sia la vita. La tua sta per terminare!"
"Terminare già?" pensava il lino "Ah no! Il giorno sorgerà anche domani, e sole e pioggia mi faranno sempre tanto bene!" Ma la vita stava per cambiare davvero, perchè vennero nel campo certi uomini che strapparono brutalmente il lino dalla terra con le radici e tutto, poi lo immersero nell'acqua come se volessero affogarlo, quindi lo passarono sul fuoco come per abbrustolirlo: sembrava che tutti lo odiassero a morte!
"Non può sempre andar bene" pensava il lino "per acquistare un po' d'esperienza, bisogna pur patire qualche cosa!"
Ma sembrava che le sofferenze non dovessero finire più: il lino venne battuto, sfilacciato, messo sul filatoio, e in quel vorticoso turbinare non riusciva più nemmeno a raccapezzarsi.
" Sono stato troppo contento in passato" diceva a sè stesso per consolarsi "bisogna essere riconoscenti del bene che si è goduto, anche se non esiste più." E ripetè queste parole fino a quando non fu messo sul telaio e si trasformò in una bianca, magnifica pezza di tela." E' strano: sono diventato meraviglioso!" pensò " I pali dello steccato sbagliavano quando dicevano: la tua vita sta per terminare! Sembra invece che incominci appena. Adesso tutti si preoccuperanno per me: le donne di servizio mi espongono al sole, mi rimuovono e mi voltano ogni mattino quando fanno il letto; e perfino la moglie del sindaco ha parlato di me in pubblico affermando che non c'è in tutto il paese una tela che mi somigli!"
Un bel giorno la tela di lino fu messa sulla tavola di casa, e a forza di forbici e di aghi divenne una bella dozzina di capi di biancheria. 
"Anche se siamo dodici, possiamo considerarci uno solo" pensò il lino" ci sono tante cose importanti al mondo che si contano a dozzine! Almeno serviamo a qualcosa, è il destino più bello che avessi mai potuto sperare! Ah, che consolazione!" Il tempo passò e a lungo andare i dodici capi si logorarono.
"Avrei potuto durare un po' più a lungo" pensava ciascuno di loro" ma non si deve pretendere  l'impossibile! Più che vecchi non si campa." E infatti furono stracciati e ridotti in brandelli; conclusero, rassegnati, che per loro era finita.
E invece no: furono portati al macero, sfilacciati, triturati, impastati... e divennero una splendida carta di lusso, bianca e levigata.
"Che meravigliosa sorpresa!" disse la carta "ora sono diventata proprio una cosa nuova e qualcuno scriverà su di me."
E infatti sulla carta furono scritte tante novelle che la gente aspettava con ansia perchè quelle storie rendevano gli uomini migliori; e questa era davvero una benedizione" Non avrei mai immaginato " pensava il lino "che un giorno avrei potuto diffondere fra gli uomini saggezza e consolazione. Quando ero una povera pianticella del campo credevo che la mia vita fosse giunta al suo termine, come dicevano i pali dello steccato, e invece ogni mio fiorellino azzurro è diventato un pensiero gentile e duraturo: ora mi manderanno in giro per il mondo. Chi può essere più contento di me?"
Invece la carta di lino non fu mandata per il mondo, ma portata in tipografia, dove le parole furono stampate su tanti fogli, riuniti, poi, in libri.
"Meglio così" si consolò la carta " io resto tranquillamente a casa, rispettata come una vecchia nonna, e per il mondo vanno le parole che furono scritte sopra di me. Innumerevoli persone, così, le leggeranno." La carta di lino fu riunita in un pacco e messa in uno scaffale.
"Dopo tanta attività, è dolce il riposo" pensò " posso meditare in pace. E adesso, cosa mi capiterà?"
Un giorno quella carta preziosa fu gettata nel camino. Non si poteva assolutamente permettere che finisse dal droghiere per avvolgere il riso o gli spaghetti! Tutti i bambini di casa sedettero attorno al focolare per vedere la bella fiammata. Le lingue di fuoco erano alte, più alte della pianticella di lino e la loro luce era bianca e abbagliante, più bianca della candida tela. In un momento tutte le parole dello scritto bruciarono e diventarono incandescenti.
"Adesso salirò dritta fino al cielo" disse una voce in mezzo a quella vampata.
E mille piccole creature invisibili corrispondenti ai fiori del lino, danzarono sulla carta che si trasformava in cenere. Le impronte infuocate restavano dove esse avevano posato i loro piedini. I bimbi di casa erano felici di guardarle e cantavano:
"La canzone è finita..."
"No - rispondevano le creature invisibili - la canzone, come la vita, non finisce mai, e la storia è bella proprio per questo!"
I bambini ascoltavano attenti, senza però riuscire a capire il vero significato di quelle parole. Ma che cosa importava ? i bambini non possono capire tutto. 

....ma gli adulti dovrebbero...

Hans Christian Andersen











 











 













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